La tradizione

La chiesa di S. Passera è situata sulla via Magliana, presso la riva destra del Tevere, quasi di fronte alla basilica di S. Paolo fuori le mura.
Come di solito avviene per quasi tutti gli antichi monumenti, le origini di questa piccola chiesa sono avvolte da un velo d’incertezza, che la carenza di fonti non consente di dissolvere.

Secondo la tradizione la chiesa è dedicata ai martiri Ciro e Giovanni, due santi alessandrini, i quali, durante la persecuzione di Diocleziano, a Canopo in Egitto, furono crocifissi e decapitati. S. Cirillo, Patriarca di Alessandria, portò le due salme a Menouthis (l’odierna Abukir), presso la chiesa locale, che d’allora divenne uno dei santuari più famosi d’Egitto.

In seguito i loro corpi sarebbero stati trasportati da Menouthis a Roma, ma al riguardo non abbiamo notizie certe.

Nel Martirologio romano si legge al 31gennaio: “Romae, Viae Portuensi sanctorum Martyrum Cyri et Joannis, qui, pro confessione Christi, post multa tormenta, capite truncati sunt”. Questa data probabilmente ricorda il giorno in cui i corpi dei due santi arrivarono a Roma.

Secondo una leggenda trascritta da un tale Gualtiero durante il pontificato di Innocenzo III(1198-1216), due monaci di nome Grimoaldo ed Arnolfo nel 407, al tempo degli imperatori Arcadio ed Onorio, tolsero, dopo un sogno premonitore, le salme dei due martiri dall’urna di porfido in cui erano contenuti a Manouthis, ritenendole in pericolo per l’invasione dei saraceni in Egitto, con lo scopo di portarle al sicuro a Roma. Dopo aver approdato prima a Costantinopoli, poi a Bari, i due monaci giunsero infine a Roma, dove furono accolti dalla ricca vedova Teodora, nella sua casa in Trastevere. Durante la notte seguente i due martiri apparvero in sogno a Teodora e le ordinarono di trasportare i loro corpi fuori città, nella piccola chiesa che aveva fatto costruire nei suoi possedimenti lungo la via Portuense, in cui conservava già una reliquia, un braccio di S. Prassede donatole dal Pontefice. Sparsasi per tutta la città la notizia dell’arrivo corpi dei due martiri, lo stesso Innocenzo III, accompagnato da tutto il clero, si occupò del loro trasporto presso la piccola chiesa, dove accorsero subito molti fedeli. Per paura di possibili profanazioni, i due corpi vennero sotterrati in un luogo tanto segreto e nascosto, così che non potessero essere più trovati. La testa di S. Ciro fu invece posta sull’altare, dentro un’urna d’argento.

Teodora offrì alla chiesa come patrimonio tutte le sue terre circostanti, affinché nulla mancasse al decoro del tempio e si ritirò a vita monastica. Riguardo all’attendibilità di questa leggenda, bisogna rilevare che essa contiene alcune contraddizioni. Così ad esempio l’occupazione dell’Egitto parte dei Saraceni non si svolse nel V secolo, bensì nell’VIII. Inoltre quando Sofronio scrisse gli atti dei due martiri Ciro e Giovanni (610-620) senza dubbio i loro corpi si trovavano nella chiesa di Menouthis.

In seguito ai gravi pericoli che i santuari dei martiri correvano per le invasioni dei Saraceni, molte reliquie vennero trasportate al sicuro a Roma. n si può escludere perciò che anche i corpi di Ciro e Giovanni siano stati traslati, ma è molto difficile poter stabilire quando ciò possa essere avvenuto. A questo proposito scrive il Sinthern: “… benché la leggenda voglia, che i corpi di questi due santi siano stati trasferiti da Alessandria a Roma ai tempi di Innocenzo i nel principio del quinto secolo, pure è un fatto ormai certissimo, che né questa indicazione del tempo né le altre tutte contraddittorie della leggenda stessa possono in alcun modo considerarsi come esatte. Stando alla leggenda stessa, la quale è fissata nel 1206, la traslazione dei corpi santi non potrebbe essere accaduta prima della seconda metà del secolo undecimo o almeno al secolo decimo”. Inoltre se traslazione delle spoglie a S. Passera è realmente avvenuta, “ciò non poté in alcun modo accadere prima del secolo duodecimo; essendo che Pietro da Napoli, che scrisse una leggenda molto pregevole dei due santi verso l’anno 1000, li dice al suo tempo essere ancora nella loro chiesa presso Alessandria in Egitto, e continuare a farvi grandi miracoli. Così anche in un codice greco Vaticano, scritto nel decimo terzo secolo, nel quale si è fatta una vera raccolta di leggende relative ai SS. Ciro e Giovanni, non si accenna punto ad una tale traslazione, benché il codice sia stato scritto nelle vicinanze di Roma, a Grottaferrata”.

Il problema dell’effettivo trasporto dei corpi dei due martiri a Roma e, di conseguenza, a S. Passera, è lungi dall’essere risolto. In ogni caso si può affermare che con tutta probabilità alcune reliquie, ritenute appartenenti a Ciro e Giovanni, furono conservate nella chiesa e venerate per molti secoli, come testimonia anche l’epigrafe posta all’ingresso del sotterraneo.

 

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